29.Mar.2024 


Chi siamo - Mandizza

"L'aria e la forma"

Màndizza lima e suggella come un orafo il metallo che docilmente segue le sue mani mentre disegnano castelli in aria. Come si fa a non vedere la chiromanzia stilistica che riesce ad esprimere l'invisibile geometria dell'aria elemento indispensabile di questa originale scultura? Penso ai cavi di acciaio modellati secondo la vibrazione elastica della energia interiore, linee di forza e di eleganza essenziale. Màndizza ama giocare con la luce e lo spazio in un corpo a corpo che rende leggera la forma, mantenendola nella sua robusta integrità. Bisogna saper circolare con la mente e con i sensi nel ricambio ottenuto dalla scabra nudità dei materiali. Le spirali, le grate, le lastre, i reticolati misurano il passaggio della luce attorno allo zenith di un occhio che ama unicamente lo slancio e il volo, le domande impossibili, i misteri da non rivelare. In questa purezza di composizione c'è una mistica, un culto quasi pagano del ritmo vitale che si oppone ad ogni rigidità della forma. Màndizza sa che il segreto della materia si trova nell'aria e nella imprendibile fugacità degli elementi leggeri. La sua scultura ce lo rammenta come il negativo di una fotografia che disegnale forme enunciandole a rovescio. Così la geometria diventa ancella di più tumultuose urgenze sensibili e fissa l'incanto di un metallo che ci appare tenue nella sua consistenza, maneggevole nella sua fissità. Così è per la "libellula" in cui si dispiega il volo nel reticolo di una filigrana d'aria; e così è per le "nuvole" che sciolgono i loro fiocchi sulla patina smerigliata di una lastra di cielo. Ma è ancora la "Luna" ad attirare la nostra attenzione sulla virtù di un dispositivo poetico che insegue e distilla le forme in movimento, con l'astro volubilmente muliebre definito da trasparenze e cangianti vapori accennati dalle benevole virtù del metallo. "Sudate o fuochi, a lavorar metalli!", diceva il poeta barocco vistosamente indaffarato a colorire la sua tavolozza di parole. Tutto il contrario è il procedimento di Màndizza, che non vuole forzare la materia, ma domarla, facendo parlare la sua essenza spirituale. C'è un potere immaginativo che appartiene misteriosamente ad ogni materiale (all'acqua, come al fuoco, la pietra, e il ferro). L'intima vocazione di ogni scultore e quella di far parlare le virtù intrinseche della materia. Come un alchimista delle forme, anche Màndizza ama perdersi nel gioco sottile che l'aria intreccia con l'acciaio e l'alluminio, in una trama costruttiva tanto più ammirevole per la sua apparente naturalezza. Così ogni passione decorativa cede il passo alla eleganza sorgiva, alla atmosfera evocata di una aurora permanente. Vitalità, giovinezza vita perenne delle forme, sono ingredienti simbolici di una intenzione espressiva che dalla scultura scivola organicamente nella visione dipinta, quando i nastro di metalli sbucano da un grumo di materia disposta per guizzi e colature cromatiche, su fondi di azzurro profondo, a volte lacerato da un lampo di magnesio. Lo stile di Màndizza trova nello spazio il suo luogo privilegiato. Ma dalla materia ricava l'energia perché il suo volo nel mistero del vuoto imprima quel virtuoso segno in cui si rivela la cifra sensibile dello stile.
Duccio Trombadori

"Attraverso" 1997 cavi e tubi in acciaio
cm. 200x200

L'artista è nata a Roma, dove vive e lavora. Nel 1978 frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l'Accademia di Belle Arti di Roma. Ha iniziato la sua attività artistica intorno alla metà degli anni '80, rapportando il suo lavoro con l'attualità dell'ambiente artistico americano di New York dove vive per 2 anni. Dal 1994 approfondisce le sue ricerche interessandosi alla dinamica del cavo d'acciaio; grazie ad una originale tecnica innovativa di sua creazione, riesce ad imprigionare un materiale sfuggente come il cavo d'acciaio, dando vita a sculture che sembrano appartenere allo spazio.

Hanno scritto di lei: P. Balmas, M. E. Crea, A. Cochetti, P. Ferri, L. Fantò, M. Guidotti, M. Mantovani, A. Masi, E. Mercuri, E. Mingiardi, A. Mongelli, G. Selvaggi, P. Serra Zanetti, R. Siena, C. Siniscalco, B. Tosi, M. S. Zanini.


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