Il crogiuolo :: Festival Cinema Indipendente

Marco Zoi

Nasce ad Arezzo nel 1973 ma vive la sua gioventù a Cortona,
celebrata come colle d'argento per i suoi numerosi ulivi, dove tutto è misura, equilibrio e si respira arte con presenze etrusche, medievali, rinascimentali e barocche, fino ai prestigiosi segni, con la Via Crucis sull'erta di Santa Margherita di un padre del futurismo: Gino Severini.
E' facile pensare che questo ambiente di particolare ed elevato
interesse culturale, che avvicina capolavori di Pietro Lorenzetti, Beato Angelico, Luca Signorelli e Pietro da Cortona, abbia inciso nell'educazione visiva di Marco Zoi se fin da giovane matura l'amore per la fotografia, segue i primi studi nella capitale britannica presso la scuola di fotografia "City of Westminster" e quindi a Roma presso l'Istituto Superiore di Fotografia.
Viene ad aggiungersi anche la sua recente esperienza milanese come assistente di noti fotografi che operano nel settore della moda arrivando a collaborare con la prestigiosa rivista Vogue.
Si presenta alla Mostra di Civita di Bagnoregio con foto inedite, rigorosamente in bianco e nero, realizzate a Londra in più riprese dal 1999 e dedicate principalmente al tema della "metropolitana" the tube: foto architettoniche che rimandano alla tipologia fotografica a carattere scientifico avviata alla fine dell'Ottocento, ripresa negli anni Settanta dagli Artigiani della Nuova Fotografia americana con i "paesaggi della cultura industriale" (R. Adams e L. Baltz).
Ma a Marco Zoi interessa la grande città moderna, la metropoli,l'urbanizzazione, l'industrializzazione, i materiali industriali prodotti con alta tecnologia..
Nella metropolitana londinese aspetta di cogliere l'attimo dopo il passaggio del flusso umano, ferma il momento delle assenze, le sue inquadrature sono realizzate con rigore e precisione, le immagini pulite e asettiche, talvolta gelide ed anche inquietanti, sono caratterizzate dall'assenza dell'uomo. Il silenzio e la solitudine possono essere rimando a situazioni, incanti, paure dell'adolescenza nei lunghi e silenti inverni della cittadina della Valdichiana che D'Annunzio ebbe a inserire appunto fra le Città del Silenzio.
Questa preferenza di espressione artistica per le cosiddette "architetture deserte" fa capo alle produzioni del giapponese Keizo Kitajima e del tedeseo Thomas Struth anche se loro prediligono il colore, e trova corrispondenza e incitamento dalla recente Mostra "Istant City" del 2001 al Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, nota allo Zoi per le presenze dei più interessanti fotografi contemporanei che da anni si confrontano con il paesaggio urbano delle metropoli, con Struth e Kitajima, gli italiani Gabriele Basilico, Francesco Jodice, Luca Andreoni e Antonio Fortugno.
Si presenta alla Mostra “Arte in movimento” con due scatti in bianco e nero, realizzati a New York nei mesi successivi alla catastrofe dell’11 settembre 2001. Una testimonianza di dolore, di ira e allo stesso tempo di voglia di ricostruire e cominciare a vivere di nuovo.
Marco Zoi ha sempre privilegiato la stampa in bianco e nero, sviluppa e stampa con la tecnica tradizionale e ricorda: "... mi piace tirare fuori i particolari; le tonalità medie, i preziosi grigi medi e la nitidezza, cose che più amo nelle foto".

Arezzo, 21 marzo 2003
Giuliano Centrodi

Mostre recenti
2003 - Cantiere Internazionale - Palazzo Alemanni - Civita di Bagnoregio - (VT)
2003 - Stevens University, New York, Metropolitan
2003 - Palazzo Alemanni, Civita di Bagnoregio, Attraverso
2002 - Fortezza Girifalco, Cortona, Giovani pulsioni
2001 - Galleria d'arte Art Gallery, Firenze, Tube
2000 - Palazzo Ferretti, Cortona, Metropolitana inglese
1999 - "City of Weast Mister College", Londra

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